LA GROTTA DEL CANE NELLE MEMORIE DEI VIAGGIATORI DEL GRAND TOUR
La Grotta del Cane divenne negli anni del Grand Tour una delle mete più visitate e studiate. Essa, fu così chiamata per la triste sorte a cui andavano incontro animali di piccola taglia, una volta introdotti nel piccolo scavo artificiale, a causa della nocività dell'anidride carbonica emessa dal sottosuolo.
Questa cavità, verosimilmente, catturava l'attenzione perché consentiva di sperimentare direttamente e senza molti rischi gli effetti delle emissioni vulcaniche, in quel tempo ancora poco conosciuti. Di seguito si riportano alcune memorie al riguardo:
De Brosses, magistrato e storico, visitò l'Italia nel 1739 e tra i luoghi esplorati non mancarono i Campi Flegrei dei quali racconta "... Lago di Agnano, dove l’acqua bolle naturalmente sulla riva pur senz’essere calda. È molto ampio, e il pesce non può lagnarsi di stare a bollore lento. Sulla riva, si trova dapprima la Grotta del Cane, la quale è soltanto un brutto buco quadrato grande come un caminetto, ma quindici o sedici volte più profondo… Il vapore mortale non è attivo a più di un piede o un piede e mezzo da terra; ma, a quell’altezza, asfissia in pochi istanti… Il cane fece la sua parte, cadde in convulsioni e fu sul punto di morire, se il padrone non lo avesse tirato fuori e gettato come cadavere sull’erba, dove presto riprese vita. Non ci fu bisogno di tuffarlo nel lago, cosa che reca un sollievo più rapido. Il signor barboncino col quale usano fare l’esperimento, ci è tagliato come il compare di un ciarlatano per bere sugo di rospo; appena vede arrivare dei forestieri, sa che questo significa: sdraiati e fa il morto…".
E riguardo alla Solfatara, "... un tempo marmitta di Vulcano, olla Vulcani; non è meno interessante del Vesuvio, o meglio è un Vesuvio all’età critica, il quale deve averne fatte delle sue ai suoi giovani anni, cioè diecimila anni fa. La montagna ha un largo diametro e scarsa altezza. Come se qualcuno ne avesse tagliato di netto i due terzi… Ha esattamente la forma di un anfiteatro leggermente ovale… quando si batte il piede in terra si ode tutto intorno a sé un rumore sordo; il che può far supporre che si tratti soltanto di una volta o di un fondo falso. La fumata scaturisce da ogni parte, tanto dalla pianura che dai poggetti che la cingono. Emana cattivo odore… Vi sono nella pianura alcune pozze d’acqua talmente impregnate di allume, che basta farle riscaldare fino alla evaporazione per avere allume puro. Per far bollire le caldaie si fa un buco in terra sul quale si posano; non c’è bisogno né di fuoco, né di grandi preparazioni. Lì accanto vi sono i magazzini, nei quali si termina la lavorazione dell’allume. Quanto allo zolfo, esso si estrae pressoché puro…".
Il francese François-de-Paule Latapie, naturalista e letterato, approfittò della visita nei Campi Flegrei per eseguire una serie di esperimenti scientifici sia di natura fisica che chimica e, inoltre, per sperimentare personalmente quanto già noto, riguardo gli effetti sugli animali introdotti nella Grotta del Cane, annotando in un suo scritto conservato presso l'Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova i risultati dell'esperimento,
"... Abbiamo immerso il cane nel vapore e sul suolo ed egli ha fatto dieci guaiti acuti nello spazio di un minuto e mezzo, ed ha resistito un tempo un po’ più lungo con forza sufficiente per alzarsi da solo. Ma dopo due minuti e mezzo è rimasto disteso, le sue convulsioni sono via via aumentate, e la sua lingua è diventata sempre più violetta, apriva la bocca con tutte le sue forze, la sua testa si portava continuamente verso il petto con degli scatti, le sue gambe si irrigidivano, e tutto il suo corpo era preso da un tremore continuo. Ha pure orinato abbondantemente. L’abbiamo lasciato in questo stato per 50 minuti, dopo di che l’abbiamo tolto dalla grotta e improvvisamente le sue convulsioni sono cessate, ed in meno di un quarto d’ora egli ha ripreso abbastanza forza per sostenersi dopo aver espulso in abbondanza escrementi molto liquidi. Ma i suoi occhi erano stralunati, sbavava ed emetteva qualche guaito, faceva sforzi per vomitare accompagnati da tremori. 25 minuti dopo averlo rimesso nel vapore della grotta, gli stessi fenomeni sono ricominciati. Questa volta abbiamo chiuso la porta e questa circostanza è stata funesta per il cane, che ha cessato di vivere dopo 9 minuti, non potendo l’aria fresca ridargli alcun movimento…".
E ancora, a scopo scientifico, dopo aver eseguito lo stesso esperimento su altri animali a cui praticava una sorta di autopsia, annotava "... Tutti gli animali periscono rapidamente se tenuti nella mofeta, ma alcuni resistono più di altri, ad esempio il rospo. I coleotteri sono meno colpiti e possono vivere dei giorni interi come abbiamo potuto vedere… Uno dei principali effetti di questo vapore nelle parti interne degli animali è di produrre l’ostruzione dei polmoni, che può essere imputata alla mancanza di circolazione per l’intasamento dei piccoli vasi conduttori di aria, prodotta dalla natura astringente e acida di questo vapore… Questo effetto della mofeta è meno sollecito e meno attivo sui polmoni dell’uomo che su quelli degli altri animali…".
Altri visitatori dell'area flegrea si interessarono in particolare alla Grotta del Cane. Tra questi il gesuita spagnolo Juan Andrés che durante il suo viaggio in Italia scrisse numerose lettere al fratello Carlos descrivendo i luoghi visitati e in merito ai Campi Flegrei scrive: "... Oltrepassata la galleria si arriva al Lago di Agnano, di forma rotonda e di mezzo miglio di diametro, circondato da monti… .In alcuni punti del lago si vedono certe bolle nell’acqua che questa sembra bollire senza che si avverta alcun calore, il che credo possa attribuirsi solo ad alcuni fuochi sotterranei troppo lontani per far giungere il calore in superficie, ma sufficienti perché l’aria rarefatta sollevi quelle bolle… Accanto al lago si trova la celebre Grotta del Cane, così chiamata perché di solito vi si portano i cani per valutare la velenosità dell’aria là dove si generano certe esalazioni calde, sulfuree e forse arseniose che uccidono chi le respira. Ma queste raggiungono un’altezza di solo dieci o dodici pollici, per cui gli uomini in piedi non ne soffrono come gli animali che invece respirano in quella mofetica atmosfera…".
Scipione Breislak , geologo italiano nei suoi scritti riporta "…la Grotta del Cane, piccola e angusta caverna di 12 piedi di lunghezza e 4 in 5 di larghezza. Essa è situata al sud-est del lago in piccola distanza dalle sponde e pare, che debba la sua origine a uno scavo fatto per estrarre la pozzolana. Dal suolo di questa piccola grotta s’innalza sino all’altezza di 8 pollici una mofeta, ossia un gas acido carbonico mescolato con piccola dose di gas azoto. La sua gravità specifica maggior di quella dell’aria atmosferica fa sì che si mantenga sempre presso il pavimento della grotta…».
Jean-Baptiste André Dumas, politico e chimico francese, fu anch'egli attratto dalla Grotta del Cane che molto affascinava gli studiosi del tempo, che scrive: "...«…La Grotta del Cane presso Pozzuolo, nelle vicinanze di Napoli, è divenuta celebre per la bizzarria apparente di alcuni fenomeni prodotti da tempi immemorabili dall’acido carbonico. Un uomo ritto in piedi respira in questa grotta senza incomodo, mentre il cane vi perisce quasi tosto. Ciò dipende dallo svilupparsi ivi continuamente dell’acido carbonico che rende colla sua presenza l’atmosfera della grotta irrespirabile sino a due piedi di altezza dal suolo…".
Pasquale Panvini , abate e fisico riporta nel suo " Il forestiere alle antichità e curiosità naturali di Pozzuoli, Cuma, Baja e Miseno in tre giornate" ciò che provò su di sé respirando le esalazioni all'interno della Grotta del Cane descrivendo inizialmente pruriti e formicolii, ed infine spossatezza e affanno che lo costrinsero a desistere dal pericoloso esperimento.
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